DIALOGO TRA BUDDHISMO E CRISTIANESIMO: Gesù un risvegliato? Lettura critica di alcune pagine del libro di Paul Knitter, “Senza Buddha non potrei essere cristiano” (prima parte).

Gesù era un ‘risvegliato’?[1]

Nel nostro ambito di lavoro conviene dapprima esprimere cosa vogliamo intendere con il termine ‘risvegliato’. Ci poniamo evidentemente in un ambito spirituale e, pertanto, parliamo dello spirito addormentato che si ri-sveglia. Normalmente, il suddetto termine in assoluto, quello con l’articolo determinativo “il”, viene assegnato a Siddharta Gautama, il Buddha.

Può essere frutto di un percorso istantaneo o lungo e, di fatto, è il raggiungimento di uno stato di ‘veglia’ e difficile da comprendere quanto possa dipendere e in che percentuale da colui che ‘apre gli occhi’ o da chi e/o che cosa gli fa aprire gli occhi. Può seguire anche una domanda coerente: a che cosa si ‘aprono’ i più ampi sensi umani? Possiamo rimanere nella metafora dicendo che ci sia apre ad un giorno Altro, quello che prima non c’era e che diviene sensibile, a chi può goderlo.

L’autore del testo in esame, attraverso alcune suggestioni, ci introduce alla possibilità teorica, come oggetto di indagine da approfondire, che anche Gesù di Nazareth possa essere stato un ‘risvegliato’. Egli assume l’ipotesi che l’espressione “Figlio di Dio” attribuita alla figura di Gesù, possa essere trattata come analoga senza che l’esperienza vissuta dal Buddha e dal Nazareno possa essere definita e pensata come identica. Knitter suggerisce la figliolanza divina non come qualcosa che ‘atterra’ nella persona di Gesù, ma come un divenire. Egli, negli anni della crescita e della formazione, si “risveglia”, prende coscienza della sua essenza, allo stesso modo di come il Gautama si risvegliò[2]. I Vangeli canonici non ci narrano nulla del periodo che ha preparato la vita pubblica di Gesù. Cosa sia accaduto durante il tempo della sua ‘formazione’, tranne per l’episodio narrato da Luca al Tempio all’età di 12 anni, non ci è dato saperlo se non per ipotesi e supposizioni. In realtà, ciò che abbiamo abbastanza chiaro è quanto avvenuto dopo e di come Egli fosse ‘evoluto’, cresciuto davvero in ‘grazia e sapienza’ e di come tutti i Vangeli canonici riportano numerosi episodi che cristallizzano il percorso personale di Gesù. Quello che non era altro che il figlio del falegname, ora compiva prodigi, ripieno di Spirito Santo, tanto da potersi definire un’unica cosa col Padre[3].

Quanti lo hanno conosciuto

“Avevano davanti un essere umano così ricolmo e così in consonanza con quanto chiamavano lo Spirito di Dio che si resero conto che conoscere lui era conoscere Dio. (…) [Eppure] Egli rimane uno di noi, per quanto sia arrivato di gran lunga prima di noi”[4].

La figura di quest’uomo così messa, rappresenta il pieno sviluppo del potenziale umano che è quanto, più o meno consapevolmente ciascuno di noi, cercatore della vita, cerca di fare. Questo modo di essere pienamente divino è per noi, comprensibilmente e decisamente, pienamente umano[5].

Knitter prosegue dicendo che

“Concepire la salvezza come il Risveglio e il Salvatore come il Rivelatore significa, ancora una volta, riscoprire e approfondire la nostra tradizione cristiana”[6].

È indubbio quanto questa espressione dica sulla possibilità arricchire il nostro cristianesimo ed il nostro essere cristiani e di quanto questo possa metterci in una condizione diversa nel vivere la nostra fede in maniera rinnovata e, potremmo dire anche, risvegliata.

In sì fatta direzione possiamo prepararci ad essere per il “di più” e pronti per la grazia[7] e volgere lo sguardo al Salvatore più come un ‘Rivelatore’ che non a un ‘riparatore’: questo è certamente uno dei contributi che il Buddismo può offrire al cristianesimo[8].

(segue)


[1]Le pagine che seguono, prendono atto dalla lettura di alcune pagine del libro di Paul KNITTER, “Senza Buddha non potrei essere cristiano”, Fazi Editore, Roma 2011. Dove non indicato diversamente, le note fanno riferimento a questo testo.

[2]Cfr., 151.

[3] Cfr., 152.

[4] 153.

[5] Cfr., 153.

[6] 154.

[7] Cfr., 157.

[8] Cfr., 161.