Corpus Domini: il corpo del Signore

Il Mistero

Cogliamo l’occasione di questa festa per fare un po’ di amicizia con questo che, tutto sommato e per molti versi, rimane un mistero. Possiamo dunque fare delle considerazioni in maniera umile, davanti alla complessa presenza di Dio nel mondo: è fuor di dubbio e nella natura delle cose che fra l’essere umano e la divinità si conservi uno spazio impenetrabile. Proviamo così a leggere il mistero del ‘Corpo del Signore’ analogamente al fenomeno della diffrazione, sapendo che rimane una differenza davanti alla quale non c’è che da rimanere in silenzio.

La relazione con Lui

Ciò che non si cela per noi cristiani del ‘corpo del Signore,’ si basa su quanto rivelato:  per noi il principio è un incontro, così come proposto continuamente nei vangeli, dove è chiara una relazione personale, vera, tra il Risorto e ciascuno degli interpreti narrati. Essi sono il nostro essere qui ed ora oggi: ci manifestiamo in questo tempo e in questo nostro corpo e, mediante lo Spirito (infatti ‘il nostro corpo è tempio dello Spirito Santo, 1Cor 6, 19), veniamo condotti e invitati a pienezza fino a dire con Paolo ‘non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me’ (Gal 2, 20).

La Comunità come corpo

Tutti i battezzati sono poi in un ‘corpo del Signore’ Ecclesiale, cioè il corpo si rappresenta in una dimensione comunitaria e, infatti, ‘dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro’ dice Gesù nel vangelo di Matteo (18, 20).

La Chiesa fa l’Eucarestia. La presenza di Cristo diviene così reale nella comunità, mediante i segni del pane e del vino, il ‘corpo del Signore’ Sacramentale che ci permette di alimentarci del suo Amore. Noi lo crediamo vivo e vero nelle specie più povere e anche più alla nostra portata (come appunto il pane e il vino) per divenire noi stessi pane d’amore per il mondo, allo stesso modo di Cristo.

Nel corpo dei fratelli, dissetandoli, accogliendoli, trovate me

Vi è poi infatti, un ‘corpo del Signore’ più diffuso: ‘tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me’. È sempre Gesù che parla in prima persona nel vangelo di Matteo (25, 40) e che ci invita a prenderci cura dei più piccoli della terra, dell’umanità più marginale, come se fossero lui stesso anzi, non come se, ma sono lui. Per lui apriamo il nostro cuore e le nostre vite a chi è in difficoltà e lì, incontriamo anche noi stessi nel meraviglioso mistero del Corpo di Cristo, riconoscendo le direzioni verticali (tra terra e cielo) e orizzontali (per l’umanità e il creato) del nostro esserci. Siamo essere personali e comunitari e, nel Risorto, lo saremo in pienezza.

In questa esperienza, la prospettiva escatologica che ci attende è quella di un corpo capace di guardare ‘Dio tutto in tutti’ (cfr 1Cor 15, 28) in un ‘corpo’ che possiamo immaginare, forse, solo un pochino.

Non tutto si può comprendere, ma si può già pienamente gioire

Godiamoci ciò che ci è stato rivelato: impariamo ad amare noi stessi, a vivere come fratelli nelle nostre comunità, a nutrirci dei sacramenti facendo eucarestia e servendo i più piccoli.

Qui c’è Dio, qui c’è il Corpus Domini.

Anna Maria e Francesco